7 dicembre 2019
Si è svolta a Venezia, nei giorni 5-6 dicembre, la sessione plenaria autunnale del Club che riunisce i "comunicatori europei" degli Stati, membri e candidati, e delle istituzioni dell'UE. Settanta partecipanti (comunicatori istituzionali, operatori dell'informazione, studiosi, esperti); trenta relatori suddivisi in tre panel tematici: l'impatto delle tecnologie sulla comunicazione pubblica; l'analisi dei modelli organizzativi e la costruzione delle competenze; il futuro dello scenario dei media in Europa. Si è trattato dell'incontro numero 100 per il Club di Venezia.
Oltre ai consolidati partner organizzativi quali la Rappresentanza in Italia della Commissione europea, l’Ufficio di collegamento in Italia del Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa, hanno aderito autorità nazionali e locali.
I lavori sono stati inaugurati dai messaggi di Fiorenza Barazzoni, Dipartimento per le Politiche Europee; Fabrizio Spada, Ufficio d'informazione in Italia del Parlamento europeo; Claudia De Stefanis, Rappresentanza in Italia della Commissione europea; Paolo Romor, Assessore alle Risorse Umane del Comune di Venezia; Kostantinos Alexandris, Segretario generale per la public diplomacy, Ministero degli Affari Esteri della Grecia; Marco Peronaci, Inviato Speciale per la Brexit, Ministero Affari Esteri e Cooperazione Istituzionale. Il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha inviato una lettera di saluto ai partecipanti.
Stefano Rolando, Presidente del Club di Venezia, ha pronunciato la relazione introduttiva, indicando tre obiettivi per il comunicatore pubblico:
- l’equilibrio tra fedeltà istituzionale e servizio al cittadino
- la modernizzazione e l’innovazione di processi che abbiano al centro il trasferimento di conoscenze e l’ampliamento dell’accesso
- il perseguimento di principi professionali ispirati alla storia dei valori dell’Europa, quindi una cultura della spiegazione, non della propaganda o della manipolazione.
Tali obiettivi, ha sottolineato, "non hanno un luogo esclusivo di esercizio. Valgono se si opera in periferia, presso un governo, nel quadro delle grandi istituzioni sovranazionali".
Al termine del suo intervento (riportato integralmente nella sezione a lato, "Per saperne di più"), Rolando ha richiamato la necessità, alla vigilia della Conferenza sul futuro dell'Europa, di imporre la "questione comunicativa" come priorità della nuova strategia europea, indispensabile perché il diritto all'informazione dei cittadini europei trovi attuazione.
Tecnologie digitali e comunicazione pubblica
La prima giornata della conferenza si è aperta con una riflessione sull'impatto delle tecnologie digitali sulla comunicazione pubblica: dall'uso istituzionale dei social media al contrasto alla disinformazione – tema, quest’ultimo, richiamato anche dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nella mission letter a Věra Jourová, Vice presidente per i Valori e la Trasparenza.
Moderatore di questo primo tavolo sulle nuove professionalità del sistema della comunicazione pubblica è stato il responsabile della comunicazione del governo austriaco, Claus Hörr. Tra i relatori intervenuti, caratterizzati da profili e formazione in stretta connessione con le maggiori evoluzioni professionali e tecnologiche della comunicazione pubblica in Europa: l’italiano Marco Ricorda, communication adviser dell'International Centre for Migration Policy Development (ICMPD); Gernot Streitmeyer, che opera presso la cancelleria austriaca nella piattaforma intergovernativa StratCom (comunicazione strategica) per combattere disinformazione e fake news; Thibault Lesénécal, capo dell’unità di comunicazione web del Parlamento europeo; Louis Riquet, responsabile della comunicazione del Ministero per l’Europa del governo francese.
Katja Sare, capo del settore "Public and Cultural Diplomacy" del Ministero degli Affari Esteri della Croazia, ha illustrato - a venti giorni dal cambio di presidenza semestrale nella UE - programma e caratteri della presidenza croata entrante. In Croazia il 71% si dichiara favorevole all’appartenenza alla UE. Nel 2020 la città di Fiume sarà capitale europea della cultura. E nel primo semestre dell’anno Dubrovnick ospiterà la sessione plenaria primaverile del Club di Venezia.
Costruzione delle competenze: una sfida per governi e istituzioni
La sessione del pomeriggio si è concentrata sul tema della capacities/capabilities building, che il Club di Venezia segue da anni. Si è discusso, tra l'altro, di Open Government e progetti di cooperazione tra istituzioni e società civile: analisi e orientamenti strategici, ruolo degli istituti di formazione governativi nel campo della comunicazione, proposte per il futuro.
Ha moderato il tavolo Vincenzo Le Voci, Segretario generale del Club di Venezia, il quale ha ricordato in apertura la pubblicazione del nuovo numero della rivista del Club "Convergences".
Alessandro Bellantoni, capo della unità "Open Government" dell’OCSE, organizzazione recentemente coinvolta nel tavolo del Club sulla comunicazione istituzionale in Europa, ha proposto una riflessione sul rapporto tra esigenze delle amministrazioni pubbliche e della società civile, in un quadro di mutuo sostegno, spesso in condizioni di insufficienze organizzative e strutturali. Successivamente, i contributi degli specialisti Nikola Hořejš, responsabile dei programmi internazionali di "Society and Democracy Research Institute"; Marian Cramers direttrice dello sviluppo di "Democratic Society"; Laure van Hauwaert, del centro di ricerca WPP.
Erik den Hoedt, direttore della comunicazione del governo dei Paesi Bassi, ha descritto le politiche di formazione continua realizzate dall'amministrazione olandese per gli operatori del settore.
Fiona Speirs, vice direttrice del servizio comunicazione dell'Ufficio del Primo Ministro britannico, ha illustrato il curriculum formativo di un operatore qualificato in comunicazione pubblica secondo i parametri britannici, con otto aree di apprendimenti obbligatori.
Robert Wester, manager di Berenshot, società di consulenza olandese, ha proposto uno schema di cinque ruoli essenziali nella articolazione di un moderno dipartimento/ufficio di comunicazione istituzionale, che dovrebbe avvalersi di partner strategici, formatori specializzati per i componenti dello staff, addetti al monitoraggio dei social media, esperti in attività di comunicazione, "costruttori di alleanze" con gli stakeholder.
Al termine, Wester ha condotto un mini-sondaggio online tra i presenti, per identificare dimensioni e competenze dei rispettivi uffici di comunicazione: un programma interattivo ha permesso di visualizzare graficamente i dati elaborati in tempo reale. Un quarto delle strutture è risultato essere composto da 4-6 unità, come il Servizio Comunicazione del DPE.
In conclusione Fiorenza Barazzoni, coordinatrice dell'Ufficio per il mercato interno, la competitività e gli affari generali del DPE, ha presentato il progetto che ha reso possibile la versione in cinque lingue di diverse sezioni del sito web istituzionale: l'adozione di "eTranslation", strumento di traduzione automatica online fornito dalla Commissione europea e integrato nel content management system del sito. Obiettivo dell'iniziativa: ridurre tempi e costi di traduzione, migliorare il servizio erogato e favorire gli adempimenti previsti dall'UE in tema di servizi digitali. Il progetto è stato inserito nel IV Piano d’azione nazionale dell'Open Government Partnership, iniziativa internazionale avviata nel 2011 per sostenere gli Stati aderenti (oggi 75) a dotarsi di amministrazioni più trasparenti e rispondenti ai bisogni dei cittadini. La partecipazione italiana all’OGP è coordinata dal Dipartimento per la Pubblica Amministrazione, che ha costituito un gruppo di lavoro e coordinato la redazione del Piano d’azione nazionale (che l’OGP prevede a cadenza biennale).
Il futuro dei media europei
Durante la seconda giornata di lavori, il dibattito è entrato nella cruciale questione del rapporto tra comunicazione e sistema media. Ampio panel moderato da Erik den Hoedt. Si è parlato dei rapporti tra democrazia e sistema di informazione, difesa del pluralismo dei media, possibilità di riforma del cosiddetto "ecosistema". Il presidente di Euractiv, Christophe Leclerq, ha tenuto la relazione introduttiva. Su questi temi, il Club ha dato seguito alla Carta di Vilnius ("Vilnius Charter on Societal resilience to disinformation and propaganda in a challenging digital landscape") adottando un Piano d'Azione per promuovere la cooperazione tra comunicatori pubblici e il settore dell'informazione ("Action Plan on synergies between public communication and the media sector").
Per il Consiglio d'Europa ha partecipato la direttrice della sede di Venezia Luisella Pavan Woolfe, accompagnata dall'ambasciatrice UE, già commissaria per la Bulgaria, Meglena Kuneva. Con loro, il direttore della comunicazione dell’istituzione Daniel Höltgen, che nel suo intervento ha evidenziato come, in tema di difesa dei diritti umani e civili, il rapporto con il sistema mediatico sia problematico, in quanto "fa più notizia" reprimere cattivi comportamenti che promuovere culture valoriali - una proporzione che va necessariamente invertita.
Il tema del panel era stato affrontato dal Club nell'ultimo seminario sulla comunicazione strategica ospitato dal governo britannico nel 2018 ("Truth, Tech and Trends – The issues that European communicators need to address in 2019"). In quella occasione si era discusso delle minacce costituite dalla disinformazione a livello globale e dell’importanza di difendere i valori fondamentali comuni europei, quali il rispetto per la dignità umana, la libertà, l’eguaglianza, la democrazia e la volontà di continuare a cooperare in materia di disinformazione.
Oliver Vujovic, segretario generale di SEEMO (SouthEast Media Organisation) racconta di migliaia di casi di giornalisti, specie nell'Europa centro-orientale, ostacolati nell’esercizio dell proprio lavoro. E' importante che queste tematiche siamo portate all'attenzione di un tavolo di rappresentanti del sistema istituzionale della comunicazione. "Ci sono casi - afferma Vujovic - in cui fare appello alla autoregolamentazione della professione giornalistica non basta".
Guido Moltedo, direttore della rivista online Ytali.com, già direttore della comunicazione del Comune di Venezia, ha proposto il tema della difesa ambientale della città lagunare, ricordando la dichiarazione della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen di fronte al Parlamento europeo il 27 novembre scorso: "Venezia è sott’acqua, questione vitale". Sono parole che i cittadini di Venezia hanno molto apprezzato e alle quali occorre che seguano fatti, azioni, politiche concrete.
"Il primo fenomeno che va combattuto - ha continuato Moltedo - è l'overtourism. Venezia è città di cosmopolitismo e diversity. "Può tornare a esserlo, unica condizione per avere un futuro. Compito di una buona, corretta informazione, che aiuti davvero a ridare nuova forza a Venezia, è cambiare registro narrativo", riscattandola dalla morsa delle sue etichette - in parte Disneyland, in parte città che affonda - e rivalutando invece la sua vitalità".
In conclusione, Moltedo ha suggerito che Venezia ospiti un’agenzia o un centro dell'UE che studi i problemi legati al turismo o alla crisi climatica, invitando i comunicatori presenti ad appoggiare e farsi promotori di questa proposta.
Marco Peronaci, Ministero degli Affari Esteri, ha riesaminato la vicenda Brexit in relazione a fake news e interferenze esterne. Esemplare il caso del bus rosso sul quale era scritta a caratteri cubitali la cifra di 350 milioni di sterline versati ogni settimana dal Regno Unito all'UE, che invece potevano essere usati per il Servizio sanitario inglese. La cifra, come noto, è risultata trasmettere una informazione errata perché confonde il lordo con il netto e non tiene conto dei ritorni per il Regno Unito derivanti dal budget UE e del fatto che alcune spese coperte dal bilancio UE sarebbero comunque dovute essere finanziate ove il Regno Unito ne fosse stato fuori. Al tempo stesso, come documentano le indagini condotte da Westminster e pubblicate in un recente rapporto del febbraio 2019, vanno segnalate incongruenze e irregolarità emerse in relazione ai finanziamenti per la campagna, all'interferenza della Russia e all'uso dei social media. Due temi sono stati in particolare messi a fuoco: la raccolta ed il corretto utilizzo di dati personali, suscettibili di essere usati e abusati per finalità di promozione politica durante la campagna elettorale; la difesa dell’integrità del dibattito pubblico e della dialettica democratica in una situazione nella quale si è portati ad accettare le informazioni che, per quanto inaccurate e fake, confermano le nostre opinioni mentre si rifiutano quelle discordi, con un esito altamente polarizzante per il confronto politico ed un rischio conseguente per il tessuto connettivo della nostra democrazia.
Infine, Pier Virgilio Dastoli (Presidente del Movimento Europeo-sezione italiana) è intervenuto specificamente sulla prospettiva della Conferenza sul futuro dell’Europa, che durerà due anni ed intercetterà le presidenze UE tedesca e francese. "I lavori dovranno essere trasparenti - ha affermato Dastoli - diversamente da quanto accade per il Trattato costituzionale; sarà necessario creare condizioni di partecipazione effettiva dei cittadini, e si potrebbe immaginare una sessione del Club di Venezia nel percorso più ampio della Conferenza, con una agenda dedicata ai temi comunicativi".
Durante i lavori è stata ricordata la figura di Domenico Lenarduzzi, storico direttore generale della DG EDU della Commissione europea e "inventore" del programma Erasmus, scomparso nei giorni scorsi.